Pictor in fabula

Tutte le cose naturali col disegno imitando la dipintura, e con varii, e divisati colori artificiosamente dipingendo, vivaci, e gratiosissime donne asssai bene dimostra quanto ella sia degna di voi, e voi siate degne di lei, poscia che di tutte le cose, che si dipingono, affermano i più savi e più intendenti pittori, che non si può  ritrar cosa più varia, meglio ordinata, dove più s’impari, o più bella di voi, il che quel grande Apelle chiaro ne scoperse, quando le maravigliose bellezze di Campaspe perfettamente intese, cotanto arte di lei, la onde poi dal Magno Alessandro di Macedonia che sempre se stesso vinse, meritò di possederla  in dono, e fu ben convenevole che chi meglio la conoscea, più ch’altri amandola, egli solo anco la possedesse. Come credete che Zeusi, Parasio, e Protogene, delle bellezze in donne che tanto dipinsero, nel molto contemplarle s’infiammassero ? Questa, e quell’altra parte col dotto, e bene ammaestrato pennello distinguendo, e colorando, e sempre più queste hora della convenienza, hora dalla dispositione, talhora dalla graria, quando dalla carnagione, quando dalla figura del vezzoso corpo, e quando dalla vaghezza di tutto il volto lodandole ; cosa che ad un tempo istesso può apportare grandissimi ornamenti alla pittura, e far molti ciechi amanti di giuditiosi pittori. Bastivi che oggidi si veggono per la degna mano d’eccellentissimi pittori dall’arte (non sò) o dall’affettione a dipinger mossi, esempi di donne in ritratti stupendi, e divini, de’ quali direste, non vi manco altro che lo spirito, e la favella, cosi il vero rassomigliano ; e sono in loro a chiusi occhi le donne ritratte conosciute. Il che quanto possi render felici gli amanti, coloro certamente il sanno che non potendo sempre davanti a gli occhi tenere il vivo, queste delle desiderate cose imagini amichevoli vi tengono, senza sospetto le rimirano, e con esso loro spesso favellano, e in loto truvano qualche alleviamento a gli amorosi suoi martiti ; vedere hora se il giuoco della pittura vi si può sicuramente dedicare ? quando senza voi ella sarebbe imperfettisima, e senza lumi e leggiadria. […]

Perche Alessandro di Macedonia il Magno, ad Apelle Epheso la donna amata donò, & se egli donandola veramente l’amava[[6:Une des énigmes de Ringhieri.]].

Tres-gratieuses et naïves Dames, la Peinture imitant les choses naturelles avec le pourtrait, et icelles figurant avec diverses couleurs, donne assés manifestement a connoitre combien elle est dine de vous, et vous dines d’elles : puis-que les plus expers et savans en cet art aferment être impossible de tirer une chose au vif plus diverse, mieus ordonnée, ou l’on se puisse mieus exercer, ny plus belle que vous en tout ce qu’on sauroyt representer par la Peinture. Ce qui nous est assés amplement manifesté par ce grand Appelle, quand venant a avoyr si parfaite connoissance de toutes les beautés excellentes de Campaspe, s’embrasa si fort en son amour. Si que par cette seule ocasion il merita de l’obtenir en don d’Alexandre le grand, qui se montra en cecy et en autre chose tous-iours vainqueur de soy-mêmes. Aussi estoyt-il bien raisonnable que celuy duquel elle estoyt mieus que de tout autre conneue, et qui plus ardemment l’aymoyt, aquît par sa fidelité l’heureuse joüissance de tant rare et parfaite dame. De quelles flammes amoureuses pensés vous que fussent espris les sens de Zeuse, et Parnasie, et de Protogene ? lors qu’ils venoyent a contempler les beautés souveraines des-quelles les dames qu’ils venoyent a depeindre etoyent divinement ennoblies : traçans cette et l’autre partie avec le docte et subtil pinceau, duquel ils coloroyent l’idole qui leur etoyt representé par un objet naturel, ou feint dans leur cerveau : maintenant de la convenance, tantôt de la disposition, quelque-foys de la grace, a cette heure de la charnaison, a l’autre de la figure du cors bien disposé, et souvente-foys embellissans le visage par une mignardise de trais si attrayante, qu’elle pouvoyt en un même tans (avec un aornement et grace grande qu’elle rendoyt à la Peinture) faire de peintres savans, expers et entendus, aveugles et imbeciles amans. Tant-y-à, qu’on voyt pour le jour-d’huy par l’experte main d’excellens peintres (je ne say si par art ou guidés par l’afection) des exemples de dames en pourtrais merveilleus et divins, a la perfection des-quels vous diriés ne manquer autre chose que l’esprit et la parole, tant bien le naturel y est empraint et representé : et sont en eux les dames pourtraites quasi a clos yeus reconneües. Dont l’heur et beatitude que cela peut aporter aux amans et les bien-heurer, est seulement conneüe de ceus qui ne pouvans ioüyr de la continuelle presence de leurs dames, et avoyr devant les yeus journellement le vif objet de ce qu’ils ayment, tiennent seulement le desiré pourtrait de la chose a-la-quelle ils sont plus afectionnés : et le contemplans sans soupçon, tiennent propos avec iceluy au-moyen-de-quoy ils viennent a trouver quelque alegement a leur douloureusement-dous martyre. O considerés maintenant (mes amyables Dames) si ce Jeu de la Peinture se peut justement atribuer à l’heureuse troupe de votre noble sexe : veu-que sans vous elle demeureroyt imparfaite, sans grace, ni industrie.

Pour-quoy Alexandre monarque quita sa dame aymée a Apelle Ephesien, et s’il l’aymoyt en la donnant.

Se può dirsi la pittura della marmoria piu nobile, isprimendo gli occhi neri et azurri con quei raggi amorosi, il color de capelli, lo splendor dell’armi, una oscura notte, una tempesta di mare, lampi, saette, incendi, cielo, aurora, terra, monti, selve, prati, giardini, fiumi, citta, et altre cose colorate assai.

saette, incendi, cielo, aurora, terra, monti, selve, prati, giardini, fiumi, citta, et altre cose colorate assai.

Per qual ragione Apelle giudicava poco intendenti quei pittori, che non sapeano levar le mani dalla tavola.

Par quelle ocasion Appelle estimoyt les peintres peu expers, qui ne savoyent soutenir la main sans l’apuy du tableau.

Onde avvenne che Demetrio non abbruciò, e non diede la battaglia a Rodi, per non guastar la tavola di Protogene.

D’où vient que Demetrie ne brula, et ne donna la bataille a Rhodes de peur que le tableau de Prothogene n’en fût empiré, ou guaté.

[...] mi muovo a considerare che la bellezza altro non sia, che un certo oscuro raggio della suprema bellezza, che invisibilmente, e con occulti odori, quasi elettro le pagli a se tiri chiunque a reverirvi, et ad amarvi si pone; e che sia vero, se per tutti i belli sparsi nella natura discorriamo vedersasi, che quello che nell’universo è per cagione di questo superno lume perfettissimo, in questa, e quell’altra cosa singolare, e semplice, qualche poco d’imperfettione favere con la natural bellezza congiunta, cosa che communemente si concede, affermando ciascuno che poche donne o rade sono, in cui l’avvedimento, l’invidia, o il giudicio altrui dove emendarle non truovi, e alle più belle sempre qualche cosa manca, per la quale sono per aventura talhora meno che non sarebbono comendate; il che Zeusi volendo dipingere Elena a i Crotoniati assai bene dimostrò, quando di molte vergini le più belle scielte, delle più venuste loro parti, una sola imagine rarissima fece, assai bene, e tacitamente inferendo, che in un corpo solo per essere inteta a cose molte mai la natura ogni dote, et ogni bellezza non chiudea, e da ogni banda non abbelliva, e pur come già gli antichi si fece, si fa ne i nostri tempi ancora, di molte famose donne.

Come Zeusi di molte particolari bellezze, quinci, e quindi sparse, potesse una perfetta e sola formarne, che le naturali eccedesse.

Comment Zeuse peut de plusieurs parties recueillies former une image qui excedât en beauté toutes les naturelles.

Perché molti pittori ne gli antichi secoli donarono l’opere loro, senza aspetttarne premio, o pagamento veruno.